SI AVVICINA L’ANNIVERSARIO DEL DELITTO DI COGNE: RICOSTRUZIONE E ULTIME NOTIZIE


Si avvicina il 30 gennaio, data di anniversario del mistero che si cela dietro al delitto di Cogne. Un grave episodio di cronaca nera italiana che ha provocato sdegno in un Paese come il nostro, dove la famiglia è punto cardine e valore fondamentale.

Ma per fornire un quadro generale del caso ed arrivare all’imputazione contro Annamaria Franzoni, accusata di aver ucciso il figlio Samuele, ripercorriamo insieme quanto accaduto quella triste mattina del 30 gennaio 2002 a Cogne.

Delitto di Cogne: la ricostruzione degli inquirenti

Secondo le informazioni fornite dalla Polizia Penitenziaria riguardo al delitto di Cogne, Annamaria Franzoni lascia la propria abitazione alle 8:15 circa per accompagnare il figlio maggiore Davide alla fermata dello scuolabus.

Pochi minuti dopo, la donna rincasa e trova il figlio minore di tre anni, Samuele, con la testa ricoperta di sangue. In seguito alla chiamata della madre, arriva sul luogo la dottoressa di famiglia, che nel tentativo di rianimazione del piccolo Samuele, lava e sposta il corpicino del bambino, compromettendo così la scena del delitto. Inizialmente, il medico curante ipotizza un aneurisma cerebrale, smentito in seguito dai risultati dell’autopsia.

I soccorritori giungono in elicottero presso l’abitazione per trasportare Samuele all’ospedale di Aosta, mentre alle 9:15 i carabinieri di Cogne eseguono i primi sopralluoghi.

Purtroppo la crudele notizia della morte del bambino arriva alle 9:55 e dall’autopsia emerge che il piccolo ha subito una serie brutale di colpi sferrati con un corpo contundente alla testa, causa reale del decesso di Samuele. Sulla testa della vittima sono state riportate anche microtracce di rame, che lasciano pensare all’oggetto con cui il bambino è stato colpito.

Dopo pedisseque e approfondite indagini dei RIS, il 13 marzo 2002 la madre viene iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio aggravato e il giorno dopo viene arrestata, ma il Tribunale di Torino ne ordina la scarcerazione per carenza di indizi.

La condanna di Annamaria Franzoni con la pena di 30 anni di reclusione arriva 19 luglio 2004: stavolta sulla donna gravano dieci indizi. Ma la Procura di Torino apre una seconda inchiesta, il Cogne-bis e dopo anni di proscioglimenti e di processi, la donna è definitivamente libera dopo poco meno di 11 anni di reclusione (6 di detenzione in carcere e 4 di domiciliari).

Le ultime novità sul luogo del delitto

Tutt’oggi, il delitto di Cogne rimane tanto misterioso quanto truce: rimangono incertezze nell’individuare il movente che ha spinto la donna a compiere l’infanticidio e i dubbi sull’arma del delitto mai trovata.

A ricondurre la colpa dell’omicidio su Annamaria sono state prove legate al loco cui si trova la villetta (isolato e per di più, la mancata chiusura a chiave della porta d’ingresso una volta uscita per accompagnare il figlio Davide alla fermata del bus), gli indumenti della donna e, forse soprattutto, la freddezza con cui la Franzoni ha riferito alle pubbliche autorità  di prestare soccorso al figlio morente; inoltre la madre non è salita in elicottero col figlio, che appariva ancora vivo, ma si è affrettata ad annunciare il suo decesso e a proporre al marito di fare un altro figlio.

La villetta dell’infanticidio è tornata a far parlare di sé negli ultimi giorni: il 19 di febbraio l’edificio sarà conteso all’asta: nonostante sia protagonista del cruento scenario, l’offerta minima sarà di €626.475,00.

Quello di Cogne resta ancora un mistero colmo di dubbi e pieno di ombre oscure che aleggiano intorno a un delitto cruento, l’ unica cosa chiara agli occhi di tutti è che questo mondo è stato privato di un giovane sorriso ancora non pronto ad essere spento.

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